Praxiteles

Forum Replies Created

Viewing 20 posts - 1,801 through 1,820 (of 5,386 total)
  • Author
    Posts
  • Praxiteles
    Participant

    Pienza Cathedral

    Here we have some pictures of the beautiful 15th century altar pieces commissioned for the Cathedral adn which are nercifully still in place – it helped that Pius II imposed an excommunication reserved to the Holy See on anyone who made alterations to his Cathedral in Pienza.

    Praxiteles
    Participant

    And here we have Niccolò Jomelli’s version of the Veni Creator sung by Maria Grazia Schiavo (l’orgolio di Napoli) conducted by Riccardo Muti in the Teatro San Carlo of the Palazzo Reale in Naples last February:

    http://www.youtube.com/watch?v=Rp5f1jTeFSI

    And Giovanni Vianini’s version with the Schola Gregoriana Mediolanensis

    http://www.youtube.com/watch?v=JFH59bW3W3I

    Praxiteles
    Participant
    Praxiteles
    Participant

    Some views of the Cathedral of Pienza, built for Pius II between 1458 and 1462.

    Praxiteles
    Participant

    Orvieto Cathedral

    The first being a view of the chapel decorated by Luca Signorelli with frescoes of the last judgment.

    Praxiteles
    Participant

    Orvieto Cathedral

    A Holy Water Stoup

    Praxiteles
    Participant

    Orvieto Cathedral

    The Baptismal Font:

    The window here illustrates just why the 20th century substitution of alabaster for glass just does not work in Orvieto.

    Praxiteles
    Participant

    Some of the sculpture in Orvieto Cathedral:

    Praxiteles
    Participant

    A short biography of the Studite:

    http://en.wikipedia.org/wiki/Theodore_the_Studite

    Praxiteles
    Participant

    More on iconoclam this morning from Benedict XVI. This time, while continuing his exploration of the Greek Fathers, he came to St. Theodore Studites (+826) and his struggles with Caesaropapal destruction of icons:

    Here is the Italian text, English to follow:

    CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle!

    Il Santo che oggi incontriamo, san Teodoro Studita, ci porta in pieno medioevo bizantino, in un periodo dal punto di vista religioso e politico piuttosto turbolento. San Teodoro nacque nel 759 in una famiglia nobile e pia: la madre, Teoctista, e uno zio, Platone, abate del monastero di Sakkudion in Bitinia, sono venerati come santi. Fu proprio lo zio ad orientarlo verso la vita monastica, che egli abbracciò all’età di 22 anni. Fu ordinato sacerdote dal patriarca Tarasio, ma ruppe poi la comunione con lui per la debolezza dimostrata nel caso del matrimonio adulterino dell’imperatore Costantino VI. La conseguenza fu l’esilio di Teodoro, nel 796, a Tessalonica. La riconciliazione con l’autorità imperiale avvenne l’anno successivo sotto l’imperatrice Irene, la cui benevolenza indusse Teodoro e Platone a trasferirsi nel monastero urbano di Studios, insieme alla gran parte della comunità dei monaci di Sakkudion, per evitare le incursioni dei saraceni. Ebbe così inizio l’importante “riforma studita”.

    La vicenda personale di Teodoro, tuttavia, continuò ad essere movimentata. Con la sua solita energia, divenne il capo della resistenza contro l’iconoclasmo di Leone V l’Armeno, che si oppose di nuovo all’esistenza di immagini e icone nella Chiesa. La processione di icone organizzata dai monaci di Studios scatenò la reazione della polizia. Tra l’815 e l’821, Teodoro fu flagellato, incarcerato ed esiliato in diversi luoghi dell’Asia Minore. Alla fine poté tornare a Costantinopoli, ma non nel proprio monastero. Egli allora si stabilì con i suoi monaci dall’altra parte del Bosforo. Morì, a quanto pare, a Prinkipo, l’11 novembre 826, giorno in cui il calendario bizantino lo ricorda. Teodoro si distinse nella storia della Chiesa come uno dei grandi riformatori della vita monastica e anche come difensore delle sacre immagini durante la seconda fase dell’iconoclasmo, accanto al Patriarca di Costantinopoli, san Niceforo. Teodoro aveva compreso che la questione della venerazione delle icone chiamava in causa la verità stessa dell’Incarnazione. Nei suoi tre libri Antirretikoi (Confutazioni), Teodoro fa un paragone tra i rapporti eterni intratrinitari, dove l’esistenza di ciascuna Persona divina non distrugge l’unità, e i rapporti tra le due nature in Cristo, le quali non compromettono, in Lui, l’unica Persona del Logos. E argomenta: abolire la venerazione dell’icona di Cristo significherebbe cancellare la sua stessa opera redentrice, dal momento che, assumendo la natura umana, l’invisibile Parola eterna è apparsa nella carne visibile umana e in questo modo ha santificato tutto il cosmo visibile. Le icone, santificate dalla benedizione liturgica e dalle preghiere dei fedeli, ci uniscono con la Persona di Cristo, con i suoi santi e, per mezzo di loro, con il Padre celeste e testimoniano l’entrare della realtà divina nel nostro cosmo visibile e materiale.

    Teodoro e i suoi monaci, testimoni di coraggio al tempo delle persecuzioni iconoclaste, sono inseparabilmente legati alla riforma della vita cenobitica nel mondo bizantino. La loro importanza già si impone per una circostanza esterna: il numero. Mentre i monasteri del tempo non superavano i trenta o quaranta monaci, dalla Vita di Teodoro sappiamo dell’esistenza complessivamente di più di un migliaio di monaci studiti. Teodoro stesso ci informa della presenza nel suo monastero di circa trecento monaci; vediamo quindi l’entusiasmo della fede che è nato nel contesto di questo uomo realmente informato e formato dalla fede medesima. Tuttavia, più che il numero, si rivelò influente il nuovo spirito impresso dal fondatore alla vita cenobitica. Nei suoi scritti egli insiste sull’urgenza di un ritorno consapevole all’insegnamento dei Padri, soprattutto a san Basilio, primo legislatore della vita monastica e a san Doroteo di Gaza, famoso padre spirituale del deserto palestinese. L’apporto caratteristico di Teodoro consiste nell’insistenza sulla necessità dell’ordine e della sottomissione da parte dei monaci. Durante le persecuzioni questi si erano dispersi, abituandosi a vivere ciascuno secondo il proprio giudizio. Ora che era stato possibile ricostituire la vita comune, bisognava impegnarsi a fondo per tornare a fare del monastero una vera comunità organica, una vera famiglia o, come dice lui, un vero “Corpo di Cristo”. In tale comunità si realizza in concreto la realtà della Chiesa nel suo insieme.

    Un’altra convinzione di fondo di Teodoro è questa: i monaci, rispetto ai secolari, assumono l’impegno di osservare i doveri cristiani con maggiore rigore ed intensità. Per questo pronunciano una speciale professione, che appartiene agli hagiasmata (consacrazioni), ed è quasi un “nuovo battesimo”, di cui la vestizione è il simbolo. Caratteristico dei monaci, invece, rispetto ai secolari, è l’impegno della povertà, della castità e dell’obbedienza. Rivolgendosi ai monaci, Teodoro parla in modo concreto, talvolta quasi pittoresco, della povertà, ma essa nella sequela di Cristo è dagli inizi un elemento essenziale del monachesimo e indica anche una strada per noi tutti. La rinuncia alla proprietà privata, questa libertà dalle cose materiali, come pure la sobrietà e semplicità valgono in forma radicale solo per i monaci, ma lo spirito di tale rinuncia è uguale per tutti. Infatti non dobbiamo dipendere dalla proprietà materiale, dobbiamo invece imparare la rinuncia, la semplicità, l’austerità e la sobrietà. Solo così può crescere una società solidale e può essere superato il grande problema della povertà di questo mondo. Quindi in questo senso il radicale segno dei monaci poveri indica sostanzialmente anche una strada per noi tutti. Quando poi espone le tentazioni contro la castità, Teodoro non nasconde le proprie esperienze e dimostra il cammino di lotta interiore per trovare il dominio di se stessi e così il rispetto del proprio corpo e di quello dell’altro come tempio di Dio.

    Ma le rinunce principali sono per lui quelle richieste dall’obbedienza, perché ognuno dei monaci ha il proprio modo di vivere e l’inserimento nella grande comunità di trecento monaci implica realmente una nuova forma di vita, che egli qualifica come il “martirio della sottomissione”. Anche qui i monaci danno solo un esempio di quanto sia necessario per noi stessi, perché, dopo il peccato originale, la tendenza dell’uomo è fare la propria volontà, il principio primo è la vita del mondo, tutto il resto va sottomesso alla propria volontà. Ma in questo modo, se ognuno segue solo se stesso, il tessuto sociale non può funzionare. Solo imparando ad inserirsi nella comune libertà, condividere e sottomettersi ad essa, imparare la legalità, cioè la sottomissione e l’obbedienza alle regole del bene comune e della vita comune, può sanare una società come pure l’io stesso dalla superbia di essere al centro del mondo. Così san Teodoro ai suoi monaci e in definitiva anche a noi, con fine introspezione, aiuta a capire la vera vita, a resistere alla tentazione di mettere la propria volontà come somma regola di vita e di conservare la vera identità personale – che è sempre una identità insieme con gli altri – e la pace del cuore.

    Per Teodoro Studita una virtù importante al pari dell’obbedienza e dell’umiltà è la philergia, cioè l’amore al lavoro, in cui egli vede un criterio per saggiare la qualità della devozione personale: colui che è fervente negli impegni materiali, che lavora con assiduità, egli argomenta, lo è anche in quelli spirituali. Non ammette perciò che, sotto il pretesto della preghiera e della contemplazione, il monaco si dispensi dal lavoro, anche dal lavoro manuale, che in realtà è, secondo lui e secondo tutta la tradizione monastica, il mezzo per trovare Dio. Teodoro non teme di parlare del lavoro come del “sacrificio del monaco”, della sua “liturgia”, addirittura di una sorta di Messa attraverso la quale la vita monastica diventa vita angelica. E proprio così il mondo del lavoro va umanizzato e l’uomo attraverso il lavoro diventa più se stesso, più vicino a Dio. Una conseguenza di questa singolare visione merita di essere ricordata: proprio perché frutto di una forma di “liturgia”, le ricchezze ricavate dal lavoro comune non devono servire alla comodità dei monaci, ma essere destinate all’aiuto dei poveri. Qui possiamo tutti cogliere la necessità che il frutto del lavoro sia un bene per tutti. Ovviamente, il lavoro degli “studiti” non era soltanto manuale: essi ebbero una grande importanza nello sviluppo religioso-culturale della civiltà bizantina come calligrafi, pittori, poeti, educatori dei giovani, maestri di scuole, bibliotecari.

    Pur esercitando un’attività esterna vastissima, Teodoro non si lasciava distrarre da ciò che considerava strettamente attinente alla sua funzione di superiore: essere il padre spirituale dei suoi monaci. Egli sapeva quale influsso decisivo avevano avuto nella sua vita sia la buona madre che il santo zio Platone, da lui qualificato col significativo titolo di “padre”. Esercitava perciò nei confronti dei monaci la direzione spirituale. Ogni giorno, riferisce il biografo, dopo la preghiera serale si poneva davanti all’iconostasi per ascoltare le confidenze di tutti. Consigliava pure spiritualmente molte persone fuori dello stesso monastero. Il Testamento spirituale e le Lettere mettono in rilievo questo suo carattere aperto e affettuoso, e mostra come dalla sua paternità sono nate vere amicizie spirituali in ambito monastico e anche fuori.

    La Regola, nota con il nome di Hypotyposis, codificata poco dopo la morte di Teodoro, fu adottata, con qualche modifica, sul Monte Athos, quando nel 962 sant’Atanasio Athonita vi fondò la Grande Lavra, e nella Rus’ di Kiev, quando all’inizio del secondo millennio san Teodosio la introdusse nella Lavra delle Grotte. Compresa nel suo significato genuino, la Regola si rivela singolarmente attuale. Vi sono oggi numerose correnti che insidiano l’unità della fede comune e spingono verso una sorta di pericoloso individualismo spirituale e di superbia spirituale. E’ necessario impegnarsi nel difendere e far crescere la perfetta unità del Corpo di Cristo, nella quale possono comporsi in armonia la pace dell’ordine e le sincere relazioni personali nello Spirito.

    E’ forse utile riprendere alla fine alcuni degli elementi principali della dottrina spirituale di Teodoro. Amore per il Signore incarnato e per la sua visibilità nella Liturgia e nelle icone. Fedeltà al battesimo e impegno a vivere nella comunione del Corpo di Cristo, intesa anche come comunione dei cristiani fra di loro. Spirito di povertà, di sobrietà, di rinuncia; castità, dominio di sé stessi, umiltà ed obbedienza contro il primato della propria volontà, che distrugge il tessuto sociale e la pace delle anime. Amore per il lavoro materiale e spirituale. Amicizia spirituale nata dalla purificazione della propria coscienza, della propria anima, della propria vita. Cerchiamo di seguire questi insegnamenti che realmente ci mostrano la strada della vera vita.

    Praxiteles
    Participant

    Montecassino

    The throne in the monastery church:

    Praxiteles
    Participant

    Montecassino

    The High Altar in the monastery church:

    Praxiteles
    Participant

    Montecassino:

    And here we see it fully clothed:

    Praxiteles
    Participant

    Montecassino

    Here we have a beautiful example of a 17th century throne canopy with its hangings. Albeit damaged by the bombing of the monastery, it survived and was restored in time for Paul VI to use it for the consecratio of the rebuilt church in 1964. It was used by the present Pope during his recent visit to Montecassino:

    The first photograph shows the canopy being prepared though the throne itself has not been covered in its colours:

    Praxiteles
    Participant

    Harry Clarke (1889-1931)

    Joshua Clarke moved to Dublin from Leeds at the age of 18 in 1886, 3 years after marrying Sligo woman Bridget MacGonigle, he set up his own stained glass and decorating business. J. Clarke & Sons at No. 33 North Frederick St., where their 4 children were born.

    Chronology

    1889 Henry Patrick Clarke (Harry) is born exactly a year after his brother Walter on 17th of March. Brought up in 33 North Frederick St. and educated at Marlborough St. Model School and Belvedere College.
    1903 His mother, Bridget dies and Harry who was very close to her leaves school.
    1904 Works at the office of Thomas McNamara, Architect. McNamara encourages him to go into stained glass.
    1905 Begins a five-year apprenticeship to his father’s decorating and stained glass business. Harry also starts night classes in stained glass at the Metropolitan School of Art, Kildare Street, under A.E. Child.
    1906 Paints first piece of glass. Goes to London for two months to study at the South Kensington School of design. Returns to Dublin to resume apprenticeship and night classes.
    1907 Second visit to London
    1908 Unwell from January to June
    1909 Visits Inisheer in Aran Islands in August with Austin Mulloy who later worked on the Convent Windows. He returns each summer for the next six years. First free-lance graphic commissions.
    1910 First exhibition with the Arts & Crafts Society of Ireland and annual Art Industries Exhibition, R.D.S.
    1911 Wins the Gold Medal for stained glass in the Board of Education National competition, South Kensington. Wins again in 1912 and 1913.
    1912 Work exhibited in Dresden.
    1913 Leaves Art School and moves to London where he sets up a studio. First recorded illustrations from literature. He was commissioned to illustrate Pope’s ‘The Rape of the Lock’ and later Coleridge’s ‘The Rime of the Ancient Mariner’. (The blocks for both were burned in the Easter Rising of 1916). Awarded a Travelling Scholarship.
    1914 Travels to Paris and Chartres in January with Scholarship. Returns one week later with a severe chill to London. St. Patrick panel exhibited in the Louvre. Returns to France in May to study Medieval stained glass. Marries former student, Margaret Crilley on October 31st.
    1915 First piece of stained glass commissioned by Sir John Robert O’Connell for the Honan Chapel in Cork. 11 single light windows of the Virgin Mary, St. Joseph and nine Irish Saints. (He was developing a relatively new technique – plating and aciding which allowed for greater detail and variety of colour in a single piece of glass. Over the remaining 15 years of his career he produced over 40 stained glass, commissioned mainly in Britain and Ireland. Every finished window was displayed at the studio before being sent off as Harry believed the public had a right to be able to see it.)
    1916 Easter Rising; blocks burnt for what would have been his first illustrated book. Hans Christian Andersen’s Fairy Tales Illustrated by Harry Clarke published. He became well know as an illustrator and did 6 books in total as well as a number of smaller volumes.
    1917 Honan Chapel windows completed, they received a rapturous reception.
    1918 Starts teaching at the Metropolitan School of Art (until 1923).
    1919 Bodkin’s article “The Art of Mr. Harry Clarke” published in the STUDIO.
    1920 First stained glass commission in England.
    1921 Death of his father, Joshua. Assumes management of J. Clarke & Sons with brother Walter. Until now he had been cooking independently paying his father for use of the studio facilities.
    1922 Mother Superior Ita Macken of the Presentation Sisters, Dingle commissioned Harry Clarke to design and create twelve stained glass lancet windows depicting scenes from the life of Christ. Exhibition in Paris.
    1923 Windows in Glasgow and Brisbane acclaimed. Company moves to more spacious rooms in No. 6 and 7 North Frederick St. opposite the original No. 33 residence.
    1924 Ballinrobe and Ashdown Park windows commissioned. Exhibits in Aonach Tailteann RDS, wins gold trophy for his “Eve of St. Agnes” window and 3 silver medals. According to to W. B. Yeats, “Now the acknowledged best glass is made by Harry Clarke”.
    1925 First London Exhibition – book illustrations. Suffers from a serious eye infection. Returns to Dublin in December and visits Ballinrobe on December 26 – 27 to see all his windows fixed.
    1926 Nearly fatal bicycle accident in January, leaves him with fractured ribs and a compression at the base of his skull. Within 3 weeks he is rushed to hospital delirious. Recovered enough by Easter to visit Spain, Gibraltar and Tangier with Lennox Robinson. Commissions: Newport Last Judgement and Geneva Window – an Irish Government Commission for the League of Nations, International Labour Organisation building in Geneva – 13 panels each recording an incident or scene from the work of an Irish Writer.
    1927 Walter is very sick and unable to work all of the time. Work begins to fall behind schedule. Exhibits stained glass in the Glass House, Fulham.
    1928 Increasingly ill. His illustrated SWINBURNE published by John Lane.
    1929 1st American commission for Bagonne, New Jersey. The Geneva window commissioned by the Irish Government in 1926 for the League of Nations, International Labour Organisation building in Geneva, is completed. Prudish reaction, and they are never sent to Geneva due to implications of ‘sex, drunkenness and sin’. (Now in the Wolfson Initiative, Miami in Florida.) Increasingly bad health, Doctors insist he travels to sanitorium at Davros, Switzerland. The last exhibition of his work held (in his absence) during his life in the Mill Hall, Dublin.
    1930 The decorating side of the business is running at a substantial rate and is liquidated in March. The stained glass business becomes the ‘Harry Clarke Stained Glass Studio’. Lennox Robinson granted power of attorney in his absence, of which few people are aware. Stained glass craftsman Charles Simmons suggested as new Manager and arrives in Dublin for a trial year. Harry moves to Pau, South of France and returns to Dublin in May. His health does not permit much time at the studio which is on the verge of falling apart. Death of his older brother Walter in July. In October, Harry leaves Ireland for the last time accompanied by Lennox Robinson, they travel back to Darvos.
    1931 Harry Clarke dies in his sleep at Coire, in Switzerland, on January 6th, on his way home to Dublin. He was 42.

    (Díseart, Institute of Education and Celtic Culture. Dingle, Co. Kerry, Ireland).

    Praxiteles
    Participant

    Some examples of Harry Clarke’s 1889-1931) stained glass:

    Praxiteles
    Participant

    Orvieto Cathedral

    – The Ecce Homo, in front of an earlier fresco of the Christ from the Mass of St Gregory.
    – Gentile da Fabriano’s Madonna.

    Praxiteles
    Participant

    Orvieto Cathedral

    – The South arcade
    – Some examples of the original floor

    Praxiteles
    Participant

    Some interesting art-critical comments (not all shared by praxiteles) from Brian Sewell:

    http://video.google.com/videoplay?docid=-7824368847023388682

    http://www.youtube.com/watch?v=k96exTLtz6A

    Praxiteles
    Participant

    Orvieto Cathedral is also an important centre for early Italian stained glass. Unfortunately, no all of the original glass survives and in some places has been replaced (not too successfully) by translucent stone. Here we see some shots of the chancel wndow and of the west Rose WIndow.

Viewing 20 posts - 1,801 through 1,820 (of 5,386 total)